Il dolore ha ormai oscurato ogni ricordo. Il dolore continua a eclissare la percezione. Ancora, sempre e solo dolore che urla dentro di lui come un’onda che viene a schiantarsi contro la scogliera, con il furore cieco di una bestia ferita, una belva presa in trappola che, sebbene si veda spacciata, non può rassegnarsi a chiudere gli occhi e aspettare il colpo di grazia. L’istinto acceca la razionalità e anche l’animale che è in lui ringhia, ruggisce, latra e digrigna i denti, pur sapendo che la messinscena non servirà a niente. Il passato non può essere cambiato.
Ci sono ricordi che ci rendono schiavi, aveva detto Samedi. Era vero, Briganti lo aveva imparato sulla sua pelle. Perché, dopotutto, l’umanità è un paradosso, la coscienza umana stessa è un’anomalia: nella sua capacità di concepire eccezioni, nei suoi slanci prometeici, rimane pur sempre condizionata dalla sua finitudine. In fin dei conti, l’umanità racchiude nei suoi vincoli la negazione stessa delle vette più alte a cui si ritrova ad aspirare. Alla fine, tutto si può ridurre a quest’unica verità. L’uomo è prigioniero del tempo. E la consapevolezza di questo limite è la causa della sua dannazione. Una dannazione ineluttabile, senza possibilità di riscatto.

Echi di True Detective in questo estratto di Ricordi proibiti (Delos Digital, 2024).