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Quella mattina il sole era sorto eclissato. Eclissi anulare, la chiamavano gli astronomi, ma a Napoli non c’era stato verso di godersi il fenomeno. Per quel giorno, il Regista Celeste si era conservato un altro tipo di spettacolo. Forse, alla fine, il diluvio universale era davvero arrivato: dopo tante prove tecniche di distruzione – attraverso il fuoco del Vesuvio e dei Campi Flegrei, le detonazioni delle testate nucleari tattiche e delle bombe sporche, la piaga della cenere viva che ne era seguita, l’allagamento delle zone costiere un po’ in ogni parte del mondo – sulle rive del Golfo la condanna terminale aveva preso la forma di un nubifragio che proseguiva ininterrottamente da tre giorni e tre notti, quasi a voler lavare con l’acqua tutte le colpe che gli uomini avevano accumulato nel corso dei secoli.
– Era così pure nel ‘19. – Il vecchio barbone sbronzo agitò la bottiglia di distillato cinese da discount. Doveva averla prelevata direttamente dalla riserva d’annata di un drugstore notturno.
– E nel ‘25. – L’altro vagabondo di fronte a lui tossì, spargendo nell’aria un’invisibile nube etilica.
– Già. Prima che il vulcano saltasse per aria…
– Prima che il mondo intero saltasse per aria, vorrai dire!
Vincenzo Briganti passò oltre, lasciandosi le loro amenità alcoliche alle spalle.
Gocce di pioggia calda gli bagnavano i capelli e la fronte. Le insegne al neon si specchiavano nelle pozzanghere ai bordi della strada, un triste caleidoscopio di luci in quella liquida fine del mondo. Forse un effetto scenografico escogitato dagli studios dell’Altissimo a beneficio dell’ultimo spettacolo.
L’incipit di Ricordi proibiti, oltre che d’attualità, è anche un omaggio alla Trilogia di Eclipse (ovvero A Song Called Youth) di John Shirley, pietra miliare del cyberpunk e della fantascienza degli anni ’80.
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