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Image Credit: Zdzisław Beksiński.

Sorgeva da tutte le cose del mondo. Dalle pagine ingiallite dei libri, dalle illustrazioni delle copertine, dalle decalcomanie 3D che campeggiavano sulle custodie degli HVD e degli olomemo, dai soprammobili scheggiati, mutilati e danneggiati da cadute dimenticate nel tempo, dalle pareti silenziose a cui avrebbero giovato una o due mani di pittura fresca, dalle riproduzioni di Paul Delvaux e Edward Hopper regalategli da Sara che lo fissavano dalle cornici appese alle pareti, dalle vecchie fotografie scolorite che spuntavano qui e là su mensole e ripiani. Pioveva dal cielo e scorreva lungo i cavi della rete elettrica, echeggiava nelle condotte dell’acqua e nelle vecchie tubature del gas. Danzava selvaggia nei canali di comunicazione, fluiva sui sentieri crittografati dell’etere.
Una musica aliena. Era dovunque: vibrava nel silenzio allo stesso modo in cui le fluttuazioni quantistiche agitavano il vuoto.
Nel sonno, mentre l’attività delle onde Theta scivolava progressivamente verso il limite dei 4 Hertz, oltre la soglia del sonno profondo, l’induttore-delta registrava nel ronzio neurale di fondo una serie di picchi improvvisi. Il dispositivo, una scatoletta cablata con il logo della REM Corporation, era il suo “sonnifero”, il suo nume ipnagogico. Le direttive registrate lungo le righe di codice dell’holoware contenevano tutto il necessario per guidarlo nella sua discesa nei sotterranei dell’anima, in ricognizione nel mondo dei morti. L’induttore-delta era il suo psicopompo. Come Mercurio nell’antica mitologia greco-romana, lo avrebbe condotto sul sentiero a caccia degli echi perduti dei segreti di qualcun altro.
Era questo, in fondo, il suo lavoro: ladro di ricordi, profanatore di segreti; frugacervelli, psicosbirro, scanner; mangiatore di morte.
Stava vagando lungo le strade abbandonate di un inconscio straniero. Avanzava in un crepuscolo eterno, tra i palazzi deserti di un villaggio pre-rinascimentale dalla geometria utopica. Scrutava gli occhi ciechi di stanze disabitate, ascoltava la voce spettrale di portici immobili. I suoi passi si succedevano sul suolo sconnesso: lastre di pietra sagomate in forme irregolari erano l’unica concessione al caso in un panorama dominato dall’ordine e dal rigore. Non c’era vento, né altre potenziali forze di disturbo. Ogni cosa era immobile e sembrava che il quadro potesse sopravvivere in quella quiete assoluta per il resto del tempo, fino alla fine del mondo.
Quando giunse nella piccola piazza centrale, la luna era una palla enorme butterata di crateri ciclopici, sospesa a qualche metro da terra, allo zenit nel profondo cielo azzurro, in un sovvertimento del senso comune che suggeriva la presenza di una matematica non-euclidea. Sovrastava un pozzo di pietra. Oltre la piazza, il parapetto della terrazza si apriva sullo scenario di una valle adagiata nelle ombre della sera. I declivi delle colline erano tanto ripidi da degenerare in calanchi. Sul fondovalle, il fiume era un serpente d’acqua che si snodava stanco e incerto, mentre piccole schegge di luce si accendevano sulle increspature della sua superficie.
Briganti si sporse sul bordo del pozzo sormontato dalla luna, apprestandosi a scrutare nell’oscurità, quando una nuova ondata di musica lo raggiunse. E, con quella, le voci.
Novembre è il mese dei morti, dicevano.
Lo ripetevano, intonandolo come un mantra o una solenne litania.
Novembre è il mese dei morti
Sulla melodia di fondo dell’universo, si alzavano canti remoti. Intessevano la colonna sonora ideale per il tuffo che Briganti si accingeva a spiccare verso gli abissi, assorbendo una memoria che gli era estranea.
Novembre è il mese dei morti.

Briganti si appresta a rivivere nel transfert i ricordi del Commissario, in questo brano estratto da Ricordi proibiti (Delos Digital, 2024).

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Mi chiamo Giovanni De Matteo, per gli amici X. Nel 2004 sono stato tra gli iniziatori del connettivismo. Leggo e guardo quel che posso, e se riesco poi ne scrivo. Mi occupo soprattutto di fantascienza e generi contigui. Mi piace sondare il futuro attraverso le lenti della scienza e della tecnologia.
Il mio ultimo romanzo è Karma City Blues.

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