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Castello Aselmeyer, opera dell’architetto, ingegnere e utopista Lamont Young (foto da Napoli Turistica).

Cieli maestosi e impassibili dominano le conversioni di scenario, questi fulminei spostamenti nei territori mnemonici del Commissario. Istantanee accelerate come in un documentario incentrato sulla persistenza di certe situazioni ambientali, oppure in una sequenza di raccordo in qualche misconosciuto kino d’avanguardia. Cieli, nubi e orizzonti sono i mattoni del microcosmo psichico in cui lui ora si trova a vagare. E vede solo una mescolanza di istantanee ad alta risoluzione, un mosaico virtuale di esperienze vissute:
a. il cielo sopra il Distretto Corporativo, ingombro di nubi minacciose di pioggia, mentre sulla facciata dell’AKS Building la geisha della Neurozine ammicca, ingolla la sua dose di neurochimica compressa e invita lo spettatore della strada a imitarla;
b. il cielo dietro il Vesuvio, sudario pietoso disteso sulle ferite del cadavere squassato della Montagna;
c. il cielo sul porto, dello stesso colore del volto di un morto, saturo dei prodotti di scarto della raffinazione del petrolio (dall’ultima raffineria ancora in attività di tutta la penisola, reliquia di un’epoca obsoleta, monumento alla grandezza della Compagnia, che rivendica così la propria appartenenza alla schiera dei leviatani che controllano il sangue nero del mondo);
d. il cielo sopra Castel Sant’Elmo, una distesa placida e ingannevole di mercurio ribollente, pronto a riversare sulla città le sue lacrime ustionanti;
e. l’illusione di un cielo di tarda estate sui Campi Flegrei, che sembra infine promettere, dopo la canicola, il ristoro dell’autunno;
f. il cielo su Castel dell’Ovo e sull’isolotto di Megaride, dov’era venuta a morire Partenope, rifiutata da Ulisse, e dov’era stato confinato nel 476 Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano d’Occidente, in seguito alla sua deposizione da parte di Odoacre;
g. il cielo sopra il Rione Venezia, che si riflette nelle acque dei suoi canali, generando l’effetto scenico di una città lagunare sospesa nel cielo;
h. il cielo sopra il Limbo, che non serba pietà per i vinti che vivono tra le macerie delle città dei morti, nei vuoti e nei labirinti disseminati per la Cintura e alle sue propaggini.
E le tessere del mosaico sono disposte talmente bene da donare l’impressione fugace di un dipinto surrealista, una composizione impossibile che supera il filtro critico del giudizio sensoriale. Finché non si dissolve nell’intimità di un appartamento di Chiaia e la vista che si contempla dalle finestre ogivali è l’affaccio che si potrebbe godere dalle stanze di Castello Aselmeyer, domicilio del Commissario, salvo che il Rione Venezia è stato cancellato dal panorama e Posillipo si affaccia nelle acque libere del Golfo.

Frammenti del transfert. Da Ricordi proibiti (Delos Digital, 2024).

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Mi chiamo Giovanni De Matteo, per gli amici X. Nel 2004 sono stato tra gli iniziatori del connettivismo. Leggo e guardo quel che posso, e se riesco poi ne scrivo. Mi occupo soprattutto di fantascienza e generi contigui. Mi piace sondare il futuro attraverso le lenti della scienza e della tecnologia.
Il mio ultimo romanzo è Karma City Blues.

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