You are currently browsing the monthly archive for luglio 2015.
Si è perso il conto delle diverse versioni messe a punto per Blade Runner, il film capolavoro di Ridley Scott del 1982, tratto dal romanzo Do Androids Dream of Electric Sheep? di Philip K. Dick (1968). Wikipedia ne conta sette. La pellicola, oltre che un oggetto di culto per gli appassionati, è diventata ormai un’entità proteiforme: nella testa dell’appassionato le diverse edizioni si mescolano e incrociano, intersecandosi e sovrapponendosi.
Ma per il cultore l’ossessione non è mai abbastanza ripagata, e quindi eccoci qui a rivedere questa versione “apocrifa” del 2007, messa insieme da Charles de Lauzirika, il produttore e documentarista che ha supervisionato la riedizione in DVD e Blu-Ray dei classici di Scott, tra cui anche Alien e Blade Runner. De Lauzirika e il suo team hanno usato solo scene alternative e materiale scartato in sala di montaggio, in gran parte qui visibile per la prima volta. Il risultato è un mediometraggio di 47 minuti che riepiloga e condensa il fascino del film originario, offrendo un’angolazione diversa sulle scene che sono ormai impresse nella nostra memoria.
Il mese scorso tre ingegneri del team di Google specializzati nella ricerca di reti neurali artificiali hanno pubblicato sul blog della casa madre un post che ha destato enorme clamore. Mentre erano al lavoro sul processo di classificazione delle immagini necessario per addestrare una rete neurale nel compito del riconoscimento visivo, si sono imbattuti per caso in un risultato per certi versi sorprendenti.
Prima di tutto un breve excursus. Le reti neurali prese in esame sono sistemi multistrato, composte ciascuna da un numero variabile tra 10 e 30 strati di neuroni artificiali che lavorano in successione. Una delle sfide di questo campo di ricerca è riuscire a capire come si comporti ciascuno strato, ma dopo aver addestrato la rete si possono esaltare le performance di ciascuno strato su una caratteristica specifica dell’immagine. Per esempio, i primi strati possono elaborare i contorni, quelli intermedi le forme e/o i diversi componenti dell’immagine, e gli ultimi strati possono combinare tutti questi risultati per dare l’output finale della rete. L’addestramento funziona mostrando grandi quantità di immagini-campione rispondenti a un caso specifico, fino a quando il sistema mostra una capacità di risposta ottimale.
Per stabilire se la rete sta apprendendo “nella maniera giusta” può essere utile prendere in esame la rappresentazione data dalla rete di un dato caso in esame. Per esempio, verificare come una rete neurale immagina che possa essere fatto un paracadute, o una banana, o una vite, una formica, una stella marina… E da qui viene fuori che le reti neurali addestrate per riconoscere un certo insieme di immagini, possiedono una piccolissima quantità dell’informazione necessaria per generare quelle stesse immagini. L’effetto è evidente dai seguenti campioni elaborati dalle reti neurali prese in esame.
La visualizzazione delle risposte della rete neurale è utile per individuare eventuali errori commessi in fase di training e correggere eventualmente il tiro, fornendo immagini più specifiche e rappresentative di un dato concetto.
Invece di specificare la caratteristica che si vuole amplificare, si può anche lasciare la rete libera di decidere, spiegano i ricercatori. “In questo caso si fornisce alla rete un’immagine o una foto e la si lascia libera di analizzare la figura”. Ciascuno strato della rete, se ricordate, processerà una caratteristica a un diverso livello di astrazione. In base allo strato a cui si sceglie di demandare il processo di amplificazione, verrà quindi generata un’immagine la cui complessità è legata a quella particolare caratteristica individuata dalla rete. “Per esempio, gli strati inferiori tendono a produrre tratti o motivi ornamentali, dal momento che quegli strati sono sensibili alle caratteristiche di base come i contorni e il loro orientamento”.
“Scegliendo strati di livello superiore, capaci di individuare caratteristiche più sofisticate nelle immagini, tendono a emergere caratteristiche complesse o addirittura interi oggetti. Ancora una volta, iniziamo con una immagine esistente e la diamo in pasto alla nostra rete neurale. Chiediamo alla rete: “Qualunque cosa tu veda qui, ne voglio di più!” e questa crea un anello di retroazione: se una nuvola somiglia un po’ a un uccello, la rete la farà somigliare sempre di più a un uccello. Questo farà riconoscere alla rete l’uccello in maniera ancora più netta al prossimo passaggio e così via, fino ad arrivare alla comparsa di un uccello ricco di dettagli, apparentemente dal nulla”.
Come fanno notare gli ingegneri, i risultati sono affascinanti, ed è come quando da bambini ci divertivamo a interpretare le forme delle nuvole. Questo è quello che succede con una rete neurale addestrata principalmente su immagini di animali, e per questo intrinsecamente portata a riconoscere le forme come animali o parti degli stessi.
La tecnica può essere applicata ad ogni tipo di immagine e i risultati varieranno in base alle sue caratteristiche. Di fatto, le caratteristiche introdotte nella rete generano una deriva verso alcune interpretazioni: torri e pagode cominciano a comparire sulle linee dell’orizzonte, pietre e alberi mutano in edifici, uccelli e insetti fanno la loro apparizione dove siano presenti foglie. Gli effetti tendono a descrivere veri e propri paesaggi onirici, talvolta surreali, altre volte da incubo.
Il codice sviluppato dai ricercatori di Google è stato reso pubblico il primo luglio con il rilascio di Deep Dream e da allora diversi utenti si sono sbizzarriti. Gli esiti confermano le considerazioni che facevamo sopra, con derive particolarmente bizzarre. Per esempio, c’è chi ha provato ad applicare Deep Dream sui fotogrammi di un film. E da dove poteva iniziare, se non da Paura e delirio a Las Vegas?
E in adempimento alla Regola 34, ovviamente la scoperta del porno da parte di Deep Dream non si è fatta attendere. Eccovi per assaggio un’orgia di corpi mutanti. Per immagini più esplicite, cliccate qui.
A questo indirizzo trovate invece una galleria compilata da Michael Tyka, uno degli sviluppatori di Deep Dream.
Una chiacchierata con Lanfranco Fabriani sulla genesi del nostro lavoro a quattro mani: YouWorld.
Giovanni
Ricordi come è nato il progetto?
Lanfranco
Il progetto è nato per gioco, con una mia mail a te, per il desiderio di confrontarsi, anche a prescindere da un risultato finale. Assieme alla constatazione che mentre negli USA, casa madre della fantascienza non è insolita una collaborazione tra due scrittori, in Italia queste si contano veramente sulla punta della dita di una mano. Differenza antropologica nell’intendere la scrittura? Ma lo scopo era soprattutto quello di imparare, se possibile, uno dall’altro, consci delle nostre differenze, della conoscenza delle nostre due storie completamente differenti, ma poi fino a un certo punto. E appunto per le nostre differenze il gioco sarebbe diventato più interessante.

Manifestanti a favore del NO a piazza Syntagma ad Atene, 29 giugno 2015.
(LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)
C’è modo e modo di raccontare una storia, specialmente mentre la storia si compie. E nessuno dei modi che sceglieremo sarà mai oggettivo al cento per cento. Il nostro punto di vista finirà sempre per condizionare la nostra lettura dei fatti, è inevitabile. Ed è una cosa da tenere ben presente, specie davanti ai casi che presentano tutte le caratteristiche in regola per poter ambire al ruolo di svolte nodali nella storia che racconteranno — e che si sentiranno raccontare — le generazioni future. Per l’Europa i giorni che stiamo vivendo credo che si riveleranno più importanti di quanto, alla fine, potranno esserlo per il popolo greco. Alessandro Gilioli sul suo blog Piovono Rane spiega bene che l’uscita della Grecia dalla moneta unica, o dall’Unione Europea, in questo momento, non ha nemmeno la legittimità giuridica di un’ipotesi di studio.
D’altro canto, l’esito della consultazione voluta dal premier greco Alexis Tsipras avrà un impatto notevole sui prossimi passaggi. Che riguarderanno in prima battuta i negoziati che coinvolgono Atene nell’esposizione verso i suoi creditori, ma presto si estenderanno anche agli altri PIGS a cui siamo tanto affezionati, se non proprio per la simpatia che ci ispirano almeno per via dell’antico attaccamento alla nostra pellaccia.
Sulla vicenda si sono espresse voci autorevoli, e sorprende trovare economisti illustri schierati dalla parte di quello che nel racconto della stampa nostrana ha assunto da diversi mesi le fattezze di Belzebù. Stiamo parlando ovviamente del summenzionato Alexis Tsipras, leader di Syriza al timone di questo Titanic chiamato Grecia. E se le opinioni di studiosi di fama internazionale, per quanto suffragate dai massimi riconoscimenti mondiali che recano lustro ai loro CV, potrebbero comunque essere condizionate da bias, perdita di lucidità, errore umano o — perché no, consideriamole proprio tutte — malafede, viene da chiedersi come mai proprio coloro che propongono la lettura diametralmente opposta abbiano bisogno di raccontare il falso per vedere affermata la ragione di cui sarebbero legittimi custodi. Per esempio, dimenticandosi di ricordare che nel baratro la Grecia è stata trascinata dai predecessori dell’uomo attualmente al governo, e che l’impresa di taroccare i conti è potuto riuscire grazie all’avallo e alla distrazione delle stesse autorità europee e internazionali deputate alla vigilanza. Ed è altrettanto interessante notare che adesso quei personaggi, ovvero i creditori di ieri e di oggi e gli artefici stessi del debito (i capitani che hanno guidato il Titanic dritto contro l’iceberg), si ritrovino compatti, uniti sullo stesso fronte, casualmente opposto a quello su cui Tsipras cerca di mantenere le ultime posizioni in difesa di un’Europa diversa.
È bene dirlo: malgrado gli endorsement prestigiosi di Paul Krugman, Thomas Piketty e Joseph Stiglitz, queste postazioni somigliano terribilmente a una rocca, e gli oppositori a qualsiasi accordo tra le parti che non comporti l’annientamento di Tsipras e del suo governo sono legioni che la cingono d’assedio, salivando all’odore del sangue che potrebbe essere versato la notte di domani.
Ognuno è libero di pensarla come vuole, soprattutto qui in Italia dove la Grecia ci sembra un paese esotico se non, nella spavalda narrazione dei nostri politici e governanti, fatta propria senza difficoltà dagli organi di dis-informazione filogovernativi e non solo, addirittura un altro pianeta (e invece vedremo quanto ci metterà a diffondersi il contagio nella malaugurata ipotesi che i creditori decidano di portare alle estreme conseguenze la loro sciagurata linea punitiva)… Non dovremmo tuttavia dimenticare una cosa. Tsipras sta facendo, a modo suo, quello che i principali personaggi saliti alla ribalta della cronaca politica italiana di questi ultimi dieci anni hanno coltivato per mesi se non per anni come un sogno bagnato. Renzi prima dell’investitura tedesca, Grillo prima del più rapido sperpero di consenso nella storia della Repubblica. Stendiamo un velo pietoso sul ricordo di Berlusconi, e ignoriamo per decenza Salvini.
Dimostrando doti di leadership assolute che qui da noi vengono troppo facilmente scambiate un tanto all’etto con chiusure dogmatiche, prescrizioni, sotterfugi, colpi di fiducia, battutacce e repulisti, Alexis Tsipras sta facendo esplodere le contraddizioni interne del sistema Europa, così com’è stato messo in piedi in questi anni. Un sistema che da europeisti non dovremmo più tollerare di lasciare nelle mani della gente che ci ha portato a questo punto. E questo per la gente di cui sopra è un motivo sufficientemente valido per desiderare a seconda dei casi il suo fallimento (se il treno è ormai perso), oppure il suo successo (se sussiste la speranza di salire sul carro, come si augurano gli antieuropeisti che della mossa di Tsipras non hanno capito alcunché).
Tsipras rappresenta un’alternativa di governo che siamo stati convinti a credere non possa esistere. I politici e i burocrati che attualmente stringono le redini delle istituzioni europee forse non lo vedranno come un vero pericolo, ma sicuramente lo considerano alla stregua uno scomodo imbarazzo: innanzitutto perché non è addomesticabile come un Renzi qualunque né macchiettistico come il primo Grillo, Berlusconi o Salvini di passaggio, ma per di più li mette davanti ai limiti delle loro politiche, oltre che agli effetti degli errori commessi finora. La vera scelta davanti a cui ci ha messi Tsipras con la sua mossa potenzialmente suicida è tra una possibilità di redenzione e la perseveranza dell’errore, ma forse a questo punto potremmo parlare anche di crimine viste le statistiche sui suicidi provocati dall’austerity dettata da Berlino. E per questo alla fine il referendum proposto ai greci è stato così manipolato da diventare un referendum sul loro primo ministro: le più affilate armi retoriche sono state messe al servizio della strategia della distrazione, allo scopo di disinnescare il rischio di una vittoria del No. Non conosco così bene il popolo greco e la realtà ellenica per dedurre dagli umori della piazza e delle strade i possibili esiti della consultazione, ma anche in questo coraggio Tsipras si è dimostrato agli antipodi rispetto a tutti i suoi predecessori e colleghi.
Per questo, per come la vedo io, Tsipras rappresenta un futuro alternativo a quello che ci hanno insegnato a ritenere inesorabile. Se sia un futuro ancora possibile, quel futuro che da qualche anno ormai ci siamo dimenticati di avere frettolosamente riposto in soffitta, insieme a tutte quelle cose che potrebbero ancora servirci (tra cui anche la nostra dignità), lo scopriremo nei prossimi giorni. E se il popolo greco non avesse voglia di rispolverare quei vecchi articoli, nessuno dovrebbe fargliene una colpa. Dopotutto perché dovremmo crederci diversi da loro, noi che abbiamo saputo già dimostrare capacità insuperate di rimozione, distrazione, spavento e opportunismo?
Interazioni recenti