Attori disposti a tutto: scene pericolose o “semplicemente” audaci, ritmi massacranti, sessioni interminabili di riprese per cogliere il massimo grado di fedeltà alla visione dell’autore. Non sarebbe il sogno di ogni regista? L’agenzia francese ADN, attiva dal 2011 nel settore degli effetti speciali, ha deciso di concentrarsi sul business delle controfigure digitali: autentici cloni virtuali di attori in carne e ossa, grazie alle sofisticate tecnologie di scansione già adoperate da una decina di studi in tutto il mondo, dall’America alla Nuova Zelanda, passando per il Regno Unito. Ma a differenza dei concorrenti, ha deciso di investire anche nella gestione legale degli avatar, oltre che nella loro creazione. Insomma, il primo passo verso agenzie di attori virtuali sembra essere stato compiuto.
Se la cosa vi suona stranamente familiare, forse è perché ricordate ancora S1m0ne, bel film di Andrew Niccol con Al Pacino nel ruolo del regista pigmalione e la modella canadese Rachel Roberts in quello della sua creatura digitale. E in effetti durante la campagna di lancio del film, nel 2002, gli autori cercarono di far passare la loro protagonista per una costruzione virtuale, ma con scarso successo.
Forse ricorderete anche il discorso sviluppato su HyperNext a proposito delle nuove modelle di H&M, e dell’inseguimento disperato della perfezione idealizzata palesato in tanti comportamenti legati al mondo della moda. Senza voler scomodare Jean Baudrillard, qui siamo un passo oltre, con un piede nel futuro. La prima attrice italiana ad avere un simulacro di celluloide sarà Luisa Ranieri.
[Grazie a Lanfranco Fabriani per la segnalazione, che nasconde molto più di quanto ho potuto rivelare in questo post.]
3 commenti
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25 ottobre 2013 a 18:31
zoon
siamo nel pieno di suggestioni cyberpunk che, ancora una volta se ce ne fosse bisogno, mostrano il vero perché quel genere si sia sublimato col reale: perché è diventato realtà.
26 ottobre 2013 a 07:53
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Sempre che il sindacato attori non faccia muro contro i crumiri digitali… In effetti il tema pone una questione interessante: quanto varrà ancora la ricerca di talento in un mondo in cui ogni produzione, pagando, potrà permettersi di avere nel proprio cast le copie HD di Marilyn Monroe, Katharine Hepburn, Grace Kelly, Ingrid Bergman, o Nicole Kidman?
La generazione di Scarlett Johansson, Natalie Portman, Hilary Swank e Jennifer Lawrence potrebbe essere la prima a confrontarsi con alter ego virtuali. Ma potrebbero anche trovarsi a recitare nello stesso film con gli avatar di Humphrey Bogart, Gregory Peck, Sidney Poitier, Gene Hackman o Marlon Brando… Presto comincerà la delicata ricerca di un punto di equilibrio tra rischi e opportunità.
27 luglio 2015 a 00:00
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